Ecco che riprendo le mie idee di stile per gli uomini, e oggi tocca alle scarpe. È un excursus un po’ veloce, siamo partiti dall’alto e arrivati ai piedi. Non crediate che me fermerò qui, perché il guardaroba è fatto anche di accessori e dettagli cruciali. Oltre al fatto che, rispetto ai tempi di mio padre per esempio, la grande varietà di scelta e le possibilità che gli uomini hanno di variare il loro guardaroba rendono il vestirsi più interessante e divertente, ma anche più rischioso.
Mio padre aveva una serie di camicie bianche, giacche e pantaloni su varianti di grigio e blu, più il khaki per l’estate. Al lavoro metteva sempre giacca e cravatta (e poi il camice quando andava in laboratorio), con un pullover a V o un gilet sempre a V a seconda del freddo. A casa toglieva la giacca e la cravatta. D’estate portava dei bermuda. Fine del guardaroba. E per quanto riguarda le scarpe, aveva solo delle stringate, con la suola di cuoio oppure di gomma a seconda della stagione. Testa di moro o nere. Un po’ dopo il ’68, quando le Clarks furono una delle poche cose che rimasero, aveva anche quelle. Fine della scarpiera.
Ma torniamo alle scarpe. Quando si viaggiava gli italiani, sia uomini che donne, si riconoscevano dalle scarpe. Spesso viaggiavano con quelle scarpe sportive ma non sneakers che io personalmente ho sempre trovato terribili. Non solo esteticamente, ma anche come concetto. Se voglio camminare comodo e a lungo, mi metto le sneakers, che sono fatte per quello e di cui oggi esiste una scelta quasi infinita. Se voglio essere elegante, o chic o formale, mi metto delle stringate, dei polacchini, dei boots, a seconda del grado di formalità e eleganza. In mezzo non ci sta niente, o meglio ci sta quel sportivo/elegante o elegante/sportivo che non è nessuno dei due o che è malamente entrambi.
Non ditemi che non sapete di cosa parlo e non ditemi che non avete avuto la tentazione di prenderne un paio anche voi. Succede e vi perdono. Vi perdono anche se le avete nella scarpiera.
A me però piacciono molto gli uomini che mettono giacca e camicia e cravatta e poi sotto si mettono delle sneakers colorate. Sono in pochi, perché quelli che amano l’eccentricità non si limitano alle scarpe, e quelli legati al classico non oserebbero mai rompere un vestito o un insieme tradizionalmente elegante con una distonia così evidente. Però penso che possa essere una scelta molto bella anche se un po’ risqué. Poi ci sono i Blundstone e gli stivaletti, che da qualche anno hanno risolto il problema del freddo ai piedi d’inverno. I Blundstone, oltre ad essere ben fatti, sono bellissimi e versatili, un investimento secondo me da fare, che si sia donne o uomini, giovani o agé, alti o bassi, magri o grassi. Di altri stivaletti ce ne sono di bellissimi e orrendi, quindi bisogna imparare a scegliere. Un’altra combinazione che mi piace molto sono i jeans con la T-shirt e un bel cardigan, o un bel pullover, a cui si abbinano delle stringate super come le Church e loro filiazioni, o anche dei Beatles con la suola di cuoio. Da sempre poi trovo perfette le Clarks, che si possono mettere con tutto, pantaloni classici e jeans, pantaloni di velluto o di fustagno, chinos di vari colori.
Aggiungo una raccomandazione: mettete i calzini. Le caviglie maschili in generale non sono una bellezza. I calzini invece sono un’altra di quelle cose che dai tempi di mio padre si sono evoluti moltissimo. Ai noiosi blu e grigio si sono sostituiti colori, disegni, righe, quadretti, davvero una meraviglia di scelta. Un paio d’anni al Festival della letteratura di Mantova avevo seguito lo scrittore Julian Barnes, inglesemente elegantissimo con un abito blu leggero e leggermente stropicciato, i pantaloni leggermente corti, delle Church usatissime (anche se forse non dal suo maggiordomo) e degli strepitosi calzini rossi a righine blu. Da imitare assolutamente.
Ah, se per caso non siete d’accordo… nessun problema! Alla fin fine penso che la cosa migliore sia che ognuno si vesta come gli pare. Offrendo agli altri occasioni di ammirazione oppure di critica feroce!
Intanto buona giornata!
Anna da Re
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