Stamattina mentre facevo colazione e poi mi preparavo per il mio lavoro, che svolgo dal mio ufficio casalingo ma per il quale mi piace vestirmi come se andassi nel mio ufficio di Segrate, dunque pensavo a cosa scrivere. Avevo ricevuto una notizia triste, ma vorrei che i miei post restassero incoraggianti e “rassicuranti”, come mi ha detto una mia letterice. Vorrei che fosse così perché così sono io, questo è il mio modo di stare al mondo. E sapete che sono sempre stata convinta che più che mai sui social e sul web si deve essere quello che si è nella vita reale.
E allora mi sono ricordata che nel novembre dell’anno scorso, con la mia amica Maddalena siamo state a Napoli al congresso di Legambiente. E il tema del congresso era Il tempo del coraggio. Alle volte si è preveggenti e ci se ne accorge solo dopo.
Certo nessuno pensava che coraggio sarebbe stato quello che avremmo dovuto tirare fuori. Forse pensavamo anche che fosse un coraggio già sperimentato, esercitato.
Ma non è mai così. Il coraggio è una chiamata che ti trova sempre impreparata.
Il coraggio richiesto in questo momento è quello di stare fermi.
Di tenere per noi le nostre paure. Di contenerci. Di tacere. Di non diffondere false notizie. Di non ergerci a giudici degli altri.
Di ricordarci che non tutti hanno una casa, da mangiare, da coprirsi, da lavarsi.
Di non dimenticare che abbiamo un ambiente intorno, al quale dobbiamo dedicare più cura e rispetto e dedizione, quando torneremo a uscire.
Di svegliarci ogni mattina e fare la nostra parte, anche se ci sembra inutile e fatua (immaginate quanto mi può sembrare scrivere un blog… di moda poi).
Un coraggio non da cuor di leone, non da medaglia al valore. Ma mi ricordo, e credo anche di averlo scritto in un qualche pezzo su questo blog, che una volta mia mamma, riferendomi una conversazione con una sua amica, aveva detto che “le sue figlie erano coraggiose”. Io l’avevo guardata con tanto d’occhi, sia perché mia mamma era di quella generazione che i figli li lodava giusto se prendevano il Nobel, e perché io personalmente non mi sarei mai, ma proprio mai definita coraggiosa. Però poi ho capito che cosa intendeva, ed era il fatto che di fronte a scelte difficili e rischiose, nè io nè mia sorella ci eravamo mai tirate indietro. Così mi sono resa conto che non c’è un’unica definizione e un unico concetto di coraggio.
Quello che è certo, è che nella parola coraggio ci sta il cuore.
Buona giornata
Anna da Re
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