Ma il mondo sta cambiando e il nostro rapporto con la moda anche

Che il mondo sta cambiando ve l’ho detto l’altro ieri e non vi sto a ripertere oggi perché lo penso. Anche perché si tratta più di un sentire che di un pensare. Condiviso da parecchi se non molti, anche.

Siccome sono abbonata al Corriere della Sera digitale, il giovedì ricevo la newsletter Corriere Moda. Verso la quale provo un senso di insofferenza, che ho cominciato a sperimentare durante la quarantena e che però non è scomparso con lo pseudo ritorno alla vita normale.

anna 20 giugno

Il Corriere Moda fa il suo lavoro come tutti, e lo fa pure bene. Però a me di leggere che Gucci è diventato il brand più sostenibile, che Victoria Beckham dichiara che i vestiti aderenti sono sintomo di insicurezza, per non parlare delle sopracciglia di Miriam Leone discusse su Twitter, mi fa venire un po’ di orticaria. Non mi sono mai interessati i gossip sugli attori e tantomeno sulle starlette televisive, ma ho sempre avuto una passione per i vestiti. E ce l’ho ancora.

Nonostante lavori da casa non ho mai avuto la tentazione di mettere una tuta e via. Mi vesto come facevo quando uscivo di casa al mattino e non tornavo fino alla sera. Con cura e con piacere. Ora che fa più caldo ho ricominciato a mettere le gonne, e ho anche comprato una maglia e un paio di pantaloni nuovi, una mattina che ero andata in centro per delle commissioni e mi avanzava una mezz’oretta (sono andata da Cos, che ha proprio uno stile che mi piace).

Però un conto è vestirsi e un conto è farne oggetto di scrittura, seppure modesta e artigianale come quella di un blog. Già quando avevo cominciato mi ero resa conto che parlare e scrivere di moda è complicato, ma soprattutto non mi diverte, anzi tendenzialmente mi annoia.

 

Ieri Verde di Alfieri Magazine ci ha regalato un bel pezzo sullo “shopping virtuale”, quello che gli inglesi chiamano “window shopping”, e che è fatto di immaginazione e fantasia. Quello è divertente e quando posso lo faccio anch’io.

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Ma se continuerete a leggere questo blog, sappiate che di vestiti si parlerà un po’ ma non molto. Mentre si cercherà di darsi da fare per capire come stare meglio al mondo e come migliorare, per quanto ognuno di noi può, il mondo in cui siamo. Il che, in termini di vestiti, vuol dire anche comprare meno ma di qualità nota e certificata, e soprattutto conservare, custodire e curare. Stando a casa come molti di noi fanno da quanto è esplosa l’emergenza Coronavirus, è anche più facile, no? E di grande soddisfazione, almeno per quanto mi riguarda…

Buona giornata intanto!

Anna da Re

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