Sto viaggiando in treno. È una cosa che amo molto e che faccio appena posso.

Una volta che sul treno sei seduto, è tutto meraviglioso.

Ci sono alcune piccole seccature, alcune inevitabili e altre invece a cui si potrebbe ovviare facilmente. Le persone della mia età si ricordano i tempi in cui si andava alla stazione un po’ in anticipo, si comprava il biglietto e si partica. Certo alla biglietteria c’era la fila e alle volte sul treno non c’era posto. Ora si comprano i biglietti con anticipo, si ha il posto prenotato e pazienza se chi ci sta di fianco urla nel telefono o tiene le gambe larghe occupando anche un po’ del tuo spazio: ci teniamo il posto che la sorte ci ha dato. Per i treni regionali invece non si prenota il posto ma bisogna fare il check-in online. Solo online. Solo dalla app delle Ferrovie dello Stato. E se wifi non prende? Se la app non funziona? Paghi una multa. Vi ricordate quando si studiava il medioevo e c’erano le gabelle? Ecco non ci siamo evoluti molto. Gli strumenti sono nuovi, i concetti assai vecchi.

E gli ascensori. Una volta non c’erano, ma non ci facevo caso, ero giovane, non l’avrei mai preso. Ora ci sono. Grande idea! Peccato che sono quasi sempre fuori servizio. La manutenzione è un problema, vero?

Sul binario accanto al mio c’è l’Orient Express. Il mitico Venice-Simplon. Blu con le scritte d’oro in tre lingue. Tirato a lucido. Partirà con 45 minuti di ritardo, “causa ritardo nella preparazione treno”. Una volta gli annunci ai limitavano a dire che c’era un ritardo. Ora devono dire perché, e ahimé può essere davvero imbarazzante…

Che dire, guardo le montagne a cui mi sto avvicinando, penso a quando prendevo questo treno da ragazza con i miei fratelli, gli sci, gli scarponi, gli zaini e i panini. Penso a queste valli che sanno di casa, a questi paesini dai nomi famigliari, penso a quello che è cambiato e a quel che è rimasto uguale; alla me che è cambiata e alla me rimasta uguale.

E mi dico pazienza, le seccature ci sono (quasi) sempre, basta guardare the sunny side. Anche quella c’è sempre (quasi).


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